Francesco Schira
 

Filippo Sangiorgi
   
   
 
 
 
 
 
 
 

FILIPPO SANGIORGI

Un centenario da ricordare

Nel 2001 tre anniversari importanti per il mondo della musica, il centenario della morte di Verdi, il secondo centenario della nascita di Bellini, il 150° della morte di Spontini, ma ci sarebbe un altro centenario da ricordare: il 4 febbraio 1901 moriva a Roma a 69 anni Filippo Sangiorgi. Il suo nome e la sua produzione sono caduti nella più totale dimenticanza, come tanti altri operisti dell¹epoca, e direi che questo silenzio assoluto nei suoi confronti sia ingiusto. Scorrendo le cronache musicali dell¹epoca si trovano giudizi entusiastici sulle sue opere, era considerato uno dei migliori operisti del tempo. Nato a Roma nel 1831 fu allievo di Pietro Raimondi; la sua prima composizione di rilievo fu una ³Messa Solenne² del 1853. Nel 1854 all¹Argentina di Roma fu eseguita con ottimo successo la sua prima opera La Mendicante; seguirono Edmondo Kean (1855), Il Casino di Campagna (1856), La Demente (1857, Iginia D¹Asti (1862), Giusemberga da Spoleto (1864), Giuseppe Balsamo (1873), Diana di Chavermy (1875) e Adelia (1885); inoltre, pezzi sacri, romanze, musica da camera, ecc. Riproponiamo la lettura di alcuni giudizi della critica dell¹epoca. Il Pirata giornale romano scriveva: ...³All¹Argentina di Roma si diede La Mendicante nuova opera semiseria del giovane compositore esordiente Filippo Sangiorgi, ebbe un successo brillantissimo e le rappresentazioni successive confermarono la buona opinione sulla sua musica... Sul Kean: ³è giusto notare che la sua musica rifulge di non comuni pregi e che questo giovane autore promette assai². Sull¹Iginia D¹Asti l¹Eptacordo scriveva ³Sangiorgi ha superato se stesso; è un¹opera eccellente, ebbe 22 chiamate al proscenio². E sulla Giusemberga da Spoleto ...²è musica che non manca di armonia e ha uno strumentale di cui i più celebri autori sarebbero fieri, 25 chiamate². Il Liuto sulla Diana di Chaverny ³immenso plauso, musica splendida, 40 chiamate all¹autore²; La Gazzetta Musicale: ³molti pezzi replicati, 2 corone di alloro offerte al maestro Sangiorgi valente ma travagliato da ingiustizie, ha il pregio di non annoiare i profani, mentre soddisfa gli intellettuali, l¹opera avrà un giro trionfale². Su questo giudizio concordo, l¹esame delle sue opere lo conferma, vi è un impegno nobile nell¹affrontare temi complessi con risultati notevoli. Orbene, non sarebbe il caso di far sentire qualcosa, almeno in sede di concerto, di qualcuna di queste opere e avere una più precisa idea della produzione operistica fra 1860 e 1880 di cui si conosce poco? Mi sembra che la più interessante opera di Sangiorgi sia ³Giuseppe Balsamo² su libretto di Carlo D¹Ormeville che fu eseguita la prima volta il 22 Novembre 1873 al Teatro Dal verme di Milano. E¹ un¹opera di carattere spettacolare con una tematica di ricerca interiore, sullo sfondo di situazioni politiche, rivoluzionarie, con sguardi fantastici, onirici, surreali, che si trova nell¹atmosfera di altre opere a sfondo storico di quel periodo: si allinea con altri lavori ³stile Grand Opera² apparsi fra 1870 e 1880: Gioconda e Lituani di Ponchielli, Guarany e Salvator Rosa di Gomez, Contessa di Mons di Lauro Rossi, Bianca Orsini di Petrella, Selvaggia di Scira, Riccardo III di Canepa, ecc. La critica in genere l¹apprezzò pur con qualche riserva per l¹uso esagerato degli ottoni e l¹eccessiva lunghezza: 5 ore. Primi interpreti nei ruoli principali furono: Enrico Storti (Balsamo), Marianna Lodi, Lorenza Feliciani, Luigi Calcaterra, (Swedenborg) Pietro Fabbri (Luigi XVI) e Luisa Vanda Muller (Maria Antonietta), vi sono numerosi personaggi secondari e un gran numero di comparse, cortigiani, guardie, paggi, ecc. Riassumendo lo schema generale dell¹opera: il prologo si svolge nella Selva Nera, l¹Atto I a Versailles nella stanza della regina, l¹Atto II nella casa di Balsamo, l¹Atto III nel Parco di Versailles; l¹Atto IV in una taverna e in una piazza ove avviene l¹esecuzione della regina. La sinfonia si apre con un andante maestoso a cui succede un crescendo che sfocia in un grandioso sostenuto, procede con un cantabile espressivo a cui segue un allegro agitato. Il prologo presenta la scena del giuramento di Balsamo per l¹adesione alla setta dei Massoni di cui è proclamato capo. è notte, su uno sfondo di castello diroccato, i Massoni sono avvolti in mantelli neri e portano maschere, l¹orchestra imita cupamente il canto del gufo, esplode un temporale e cade una folgore; siamo nel clima del più fosco romanticismo notturno, ma vi si avverte una ricerca espressiva che mira a nuove mete. Tema dominante è la lotta di Giuseppe Balsamo, il famoso Cagliostro contro la tirannide, che si destreggia abilmente fra i grandi della Corte di Francia con un fine intellettualismo ironico. Nel primo atto appare nella sfarzosa scena del ballo alle Tuileries accanto al re e alla regina. Tra i momenti più salienti dell¹opera è la scena dell¹ipnosi in cui Balsamo pone le mani sulla testa di Maria Antonietta, in un¹atmosfera di rabbrividente tensione, le fa apparire innanzi agli occhi una visione delle strade di Parigi ove il popolo affamato chiede pane; poi, culmine drammatico, la visione della presa della Bastiglia e la sua morte sul patibolo. La regina reagisce con sconvolto terrore, ma sembra prigioniera delle arti di Balsamo. La musica passa da un allegro maestoso iniziale a un adagio che sottolinea la visione del patibolo. Infine esplode in un allegro vivo che esprime la sensuale gioia del Balsamo nel vedere la regina sua succube. Altro polo è il rapporto Balsamo-Lorenza che appare creatura romantica, debole, travolta dalla personalità soggiogante di lui. Nel finale del primo atto Lorenza dorme, Balsamo la contempla, un andante affettuoso, delicato crea una atmosfera di ambiguo incanto, ella teme, vorrebbe sfuggirgli, ma egli la ipnotizza e la spinge a servire i suoi fini. La canzone d¹amore di Lorenza su un andante in 3/4 con accompagnamento di arpa e flauto ha un tono elegiaco che bene caratterizza il suo temperamento. Nel secondo atto spicca il duetto del ³magnetismo² in un clima di stregato incantesimo, poi Lorenza per sottrarsi all¹influsso sinistro di Balsamo crea pace nella preghiera che si svolge su tema di andantino dolente in temo di 3/4, segue un andante con entusiasmo e un allegro con fuoco finale. Il concentrato finale fra coro, tenori, soprani e bassi, presenta una certa originalità. Il terzo atto nel Parco di Versailles non mostra momenti significativi particolari, la scena più movimentata è il momento in cui il re scopre la regina a colloquio col cavaliere di Charny e Lorenza si da la morte. La figura di Balsamo si colora di una sinistra ambiguità. Un freddo cerebralismo indagatore lo spinge ad agire apparentemente per nobili scopi, ma in realtà, per coronare la sua megalomane ambizione. L¹ultimo atto si apre sulla festa popolare al ritmo della Marsigliese, la successiva scena e aria di Balsamo si muove su un tema di andante moderato cantabile svolto dal violoncello a cui segue un andante appassionato e infine un moderato maestoso. La regina è ormai innanzi al suo fato, la banda esegue una lugubre marcia. Al patibolo, quando la sua testa cade, Balsamo grida, ...popolo eccoti libero, serbati tale, ognori!... Questa concezione di un Cagliostro, arcangelo della liberazione del popolo e amico degli oppressi, è arbitraria; la storia lo ha definito un demone, ciarlatano e ciurmatore. Tuttavia, la sua figura da un tono di sinistra atmosfera, dimostrando un impegno notevole nell¹opera italiana del momento. L¹autore ha tentato di rappresentare una metafora in bilico tra fantasmi della mente, inganno e fantasia, maschera e grottesco, mistificazione, scetticismo e spirito liberatorio, sullo sfondo apocalittico della fine di un¹epoca storica e l¹alba di una nuova era. Diana di Chaverny su libretto di D¹Ormeville ebbe la prima esecuzione al Teatro Argentina nel 1875 come già notato. Primi interpreti furono: Laura Dondini (Diana, enrico Pogliani (il Duca Filippo), Raffaele D¹Ottavi (il Barone D¹Ormoy) e Lorenzo Abrugnedo (Gastone di chanley). Anche questa opera ha ambizioni spettacolari e dura più di 4 ore; il successo fu entusiasmante ma non si realizzò la profezia del recensore circa il suo giro trionfale: alla fine del secolo era ormai sparita dal repertorio. La trama tratta della congiura ordita da Gastone di Chanley per uccidere il reggente e liberare la Francia dalla tirannide, a ciò si intreccia la sua storia d¹amore con Diana, la figura di Filippo D¹Orleans ha una sua generosa efficacia, pur amando Diana, in nome della sua amicizia per Gastone vi rinuncia..., nel finale proprio nel giorno delle nozze con Diana, Gastone si avvelena per sfuggire al patibolo. Il tono generale è elegiaco passionale i duetti d¹amore recano didascalie come: con soave affascinante dolcezza, teneramente, affettuosamente, ecc. Il preludio si apre su un tempo di 3/4 andante, procede nei tempi allegro concitato, vibratissimo, andante e rallentando. Fra le pagine più notevoli il duetto Diana-Gastone nel primo atto, il duetto degli stessi nel terzo. Gastone appare descritto con una carica travolgente, passionale; l¹amore per Diana e la sete di libertà lo coinvolgono in una partita tragica che si chiuderà con la sua morte. Diana incarna gli accenti del più morbido e tradizionale romanticismo, vestita di bianco, le chiome sparse sulle spalle sullo sfondo di ambienti sfarzosi, vive tutta del suo trepidante amore per Gastone e nel finale si getterà urlando sul corpo esanime di lui invocando la morte, un sottile erotismo idealizzato investe la vicenda che verte sull¹eterno duello: amore, morte, tirannide, tema centrale del melodramma ottocentesco. Vi si scorge anche una cura particolare nell¹arredamento presentato con un gusto accentuato per le raffinatezze lussuose, in sostanza la musica si mantiene a un ottimo livello tecnico creativo anche se sarà difficile che desti gli entusiasmi di allora. Le opere di Filippo Sangiorgi restano nel clima del romanticismo passionale tradizionale, svolto con una raffinata eleganza; nei confronti di opere coeve di Petrella, Marchetti, Ponchielli o Lauro Rossi e altri, presentano un loro accento di originalità sia pure conforme alle leggi dell¹epoca. Maurizio Giarda